Focus: "Aya" di Simon Coulibaly Gillard

Il cambiamento climatico in Africa nel film dell'evento speciale Africa Talks

Con l’Africa, Simon Coulibaly Gillard (nato in Bulgaria e cresciuto in Bretagna) ha un rapporto intimo e duraturo. L’Africa occidentale è diventata un luogo a lui familiare, dove trascorrere molto tempo. In una decina d’anni ha lavorato e filmato in Senegal, Mali, Benin, Costa d’Avorio realizzando cortometraggi e lungometraggi.  

Per Aya, il suo lavoro più recente e il film d’accompagnamento della sesta edizione di Africa Talks, ha scelto un set particolare: l’isola di Lahou in Costa d’Avorio. Un’isola che, insieme alla giovane il cui nome dà il titolo al film, è protagonista, corpo centrale in tutte le scene. Il mare, la spiaggia, le case in legno, il cimitero, la chiesa, le palme sono una presenza costante, una scenografia naturale nella quale agiscono gli abitanti della piccola comunità che vive della pesca e di una relazione stretta e quotidiana con il mare, che però sta erodendo la terra, avvicinandosi sempre più al villaggio al punto da costringere le famiglie a una scelta radicale: abbandonare il luogo dove sono nati e cresciuti, smantellare le loro abitazioni e trasferirsi altrove portando con sé i resti dei defunti, da salvare anch’essi dalla distruzione. 

Lo sguardo di Coulibaly Gillard è semplice e accurato, discreto e rispettoso, nel tessere una storia di finzione portata sullo schermo aderendo alla poetica del cinema del reale. Aya descrive tanto il percorso di formazione di una ragazza – che quell’isola vorrebbe non lasciare mai, che vive con la madre e il fratellino (il padre è morto), e passa molto del suo tempo con un coetaneo di cui è, ricambiata, innamorata – quanto le trasformazioni di un territorio e l’esodo inevitabile delle persone di fronte all’ineluttabilità dei cambiamenti ambientali.  

Anche Aya deciderà, suo malgrado, di partire, finendo per accettare il suggerimento della madre e cominciare una nuova vita in città. Ma sempre con nel cuore l’isola e le persone care. Dalla frenesia urbana, dopo una notte in discoteca, Aya si allontana, raggiunge una spiaggia, guarda lontano, chiude gli occhi. Lei ora è sospesa tra due mondi, qui e là, la seduzione della città e il richiamo delle origini. 

Giuseppe Gariazzo
Critico cinematografico

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