Focus: "World War III" di Houman Seyedi

Il film nel film iraniano sull'abuso di potere

Non sembra esserci via d’uscita per il cul-de-sac nel quale è sprofondato Shakib, il protagonista del nuovo lungometraggio del cineasta e attore iraniano Houman Seyedi che ha avviato la sua filmografia dietro e davanti la macchina da presa nei primi anni duemila. 

Uomo già segnato duramente da un doppio trauma (la morte anni prima della famiglia in un terremoto) e da un’esistenza recente del tutto precaria, tra una storia d’amore complicata con la sordomuta Ladan e una vita lavorativa fatta di impieghi saltuari, Shakib si trova di fronte a un’inaspettata offerta che potrebbe modificare e migliorare la sua condizione. Ma diventare attore sul set di un film su Hitler e i campi di concentramento, e quindi sulla manifestazione e l’abuso del potere, interpretando la parte del dittatore, può trasformarsi da opportunità in una trappola, finendo schiacciato dalle dinamiche di un autoritarismo che non smette, nel tempo, di riprodursi

Selezionato nella sezione Flash del 32° FESCAAAL, World War III (miglior film e attore, Mohsen Tanabandeh, della sezione Orizzonti della Mostra di Venezia 2022) si inscrive in una doppia collocazione temporale: quella odierna in un Iran lontano da Teheran, in spazi di campagna, abitato da povertà, sopraffazioni, vendette, tragedie che si vorrebbero insabbiare; e quella della seconda guerra mondiale che si riaffaccia tramite la storia che una troupe sta girando. Siamo quindi nel territorio del cinema nel cinema, nell’intrecciarsi della vita fuori dal set e di quella che i personaggi mettono in scena calandosi nei loro ruoli di finzione. Film e film nel film. Dove alcune scenografie possono diventare anche la casa temporanea per Shakib, in mancanza di alternative. E luogo di morte per la sua amata nel momento in cui la separazione tra reale e finzione svanisce. 

Quello che Seyedi sceglie per addentrarsi nei labirinti del dolore e della persecuzione, e di un estremo gesto finale di ribellione compiuto da Shakib, è un tono che aderisce a una visione cinematografica classica all’interno della quale dipanare una narrazione dove si incontrano realismo, tensioni sociali, commedia nera e grottesco

Giuseppe Gariazzo
Critico cinematografico

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