Focus: "Abdelinho" di Hicham Ayouch

Il film della Sezione E TUTTI RIDONO... è una commedia dai toni surreali che ci porta dal Marocco al Brasile

Che un’atmosfera surreale aleggi in Abdelinho si nota fin dalla scena d’apertura, un breve prologo in cui persone stanno sedute immobili ai tavolini di un locale che conserva solo la facciata in stile western e si chiama “Caffè delle anime perdute”, mentre un’ambulanza “dei disoccupati” entra in campo per caricare qualcuno su una barella e andarsene. Non si può non pensare a istanti del cinema di Elia Suleiman o di Abderrahmane Sissako. Ma quel tempo e quello spazio sospesi (che pure torneranno) lasciano ben presto posto a tutt’altre ambientazioni e situazioni che accadono nella cittadina di Azemmour in Marocco e che hanno per protagonista il trentenne Abdallah.

Impiegato in un ufficio con il compito di incollare francobolli su lettere, non aiutato da un collega che pensa solo al sesso, Abdallah vive con i genitori e le quattro sorelle più giovani ed è appassionato del Brasile fino all’ossessione: è conosciuto come Abdelinho, parla portoghese, indossa una parrucca per sentirsi più brasiliano, insegna il samba a donne e uomini che si radunano in una piazza. E, soprattutto, è innamorato di Maria, personaggio di una telenovela di cui non perde una puntata. Fino a che il “miracolo” si compie e lui e Maria entrano in contatto, si vedono, si parlano attraverso il piccolo schermo del televisore annullando le distanze.

Quella che era una commedia piena di trucchi e effetti visivi, di personaggi volutamente sopra le righe (vicini anche a certa commedia italiana di serie B, con una geniale e chissà se, questa volta, consapevole citazione finale dell’ispettore Nico Giraldi interpretato da Tomas Milian con figlio identico a lui), si trasforma, pur non venendo meno a quel genere di riferimento, in una favola dove l’impossibile può accadere e in una satira della cialtroneria mediatica qui incarnata da Amr Taleb, predicatore fraudolento che porta in giro uno show lautamente coperto da sponsor che proprio Abdelinho manderà all’aria, così come nella telenovela Maria troverà il coraggio di denunciare la corruzione politica.

Nel ruolo di Amr Taleb c’è il palestinese Ali Suliman, uno dei volti migliori del cinema arabo odierno (tra i suoi film 200 metri, Huda’s Salon, Farha), che dà corpo a un personaggio che alterna euforia, disperazione, toni minacciosi in un film che segna il ritorno alla regia di Hicham Ayouch quasi dieci anni dopo il suo precedente lungometraggio, il dramma familiare Fièvres.

Giuseppe Gariazzo

Critico cinematografico

Abdelinho sarà proiettato il 25 marzo h. 17 alla Cineteca Milano Arlecchino

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